Il romanticismo dell’Unesco e il Monte del Tempio

di Vittorio Pavoncello


Se come si afferma polemicamente, e criticando la II Guerra Mondiale raccontata dagli alleati, “la storia la scrivono i vincitori”, dobbiamo a questo punto temere che la imminente risoluzione UNESCO in merito al Monte del Tempio che non riconosce all’ebraismo mondiale alcune legame con il Monte del Tempio, sia una pagina della storia scritta dal fondamentalismo islamico trionfante, per il quale tutto ciò che non è conforme alla visione dell’estremismo e fondamentalismo islamico e dei suoi partner non è degno di esistere.
Non c’è differenza, quindi, fra la cancellazione della storia e la distruzione dei siti storici.
Che tutto questo possa accadere nei luoghi di guerra conquistati dal fondamentalismo islamico e dai suoi seguaci, sostenitori e supporter istituzionali può offenderci, indignarci, ma non sorprenderci (chi non ricorda le gigantesche statue dei Buddah fatte esplodere alcuni anni fa). Che l’UNESCO sia diventato o stia diventando un luogo dove si abbatte la storia dell’umanità (che l’UNESCO dovrebbe riconoscere e proteggere) è, invece, un dato preoccupante più serio e grave della risoluzione che è stata ratificata.
Non c’è protezione e salvaguardia dei siti patrimonio dell’umanità se dietro, sopra o in mezzo non vi sia anche una storia che ne racconti la nascita e la sopravvivenza. Se così non fosse sarebbero questi luoghi, carichi di storia umana, delle rovine senza storia, ruderi, immersi nella natura e facenti parte della selvaggia natura. Questo romanticismo dell’UNESCO che non riconosce al popolo d’Israele alcun legame storico sociale e finanche cultuale con il Monte del Tempio invece che esaltare e promuovere la pace, innesca ideali falsi nella reconquista (in questo caso reconquista islamica) di Gerusalemme come città unicamente islamica.
Che la proclamazione di Gerusalemme come capitale indissolubile dello stato di Israele e gli scavi possano essere un atto unilaterale è discutibile e biasimevole ma questo non ci esime, oggi, dal discutere e combattere chi vuole sottometterci a delle visioni della storia negazioniste. E che questo paradossale e strambo negazionismo sia la voce ufficiale dell’UNESCO, sede competente per la memoria e per la conservazione del patrimonio dell’umanità, è una nuova realtà con la quale ci si dovrà confrontare. la proposta è stata discussa e approvata in sede UNESCO ma che si sia arrivati a discuterla è già questa la oltraggiosa menzogna di cui l’UNESCO si rende complice. con il negazionismo non è possibile trattare.
E non è una semplice disattenzione che il testo parli dei luoghi oggetto di contesa soltanto in lingua araba. In pieno spirito romantico l’UNESCO fa finta di non sapere e, anzi, accetta come il romanticismo teorizzava che lo spirito di un popolo risiede nel suo linguaggio che esprime una visione del mondo e del pensiero, oltreché, ovviamente, l’espressione manifesta dello spirito di un popolo.
E se il Monte del Tempio ha soltanto un nome in arabo significa che in primo luogo è un territorio islamico e di nessun altro. Poiché questa è la visione del mondo che quel linguaggio vuole esprimere nel parlare una sola lingua. A noi la storia insegna che nei territori con pluralità linguistiche, la segnaletica e anche le informazioni commerciali nei negozi, sono scritte nelle diverse lingue che formano la popolazione del luogo.
Mi viene in mente che anche quando si costruì la torre di babele gli uomini parlavano una sola lingua e furono poi costretti a diversificarle per non essere empi. Quella delle differenze è una nostra conquista dopo che qualcuno volle, parlando una sola lingua, edificare non un Tempio dedicato al Signore, come Gerusalemme dovrebbe essere per le tre religioni monoteiste, ma una Torre di Babele segno di una fede fondamentalista che non parla che il proprio linguaggio e accusa gli altri di non capirlo.